È sera a Vasto, la piazza pullula di gente, tra i tanti volti spiccano alcuni mascherati da mostri o streghe perché è la notte di Halloween. Sono insieme a Cristian, un ragazzo appena conosciuto eppure già fratello.
Sì, fratello in Cristo: poco prima, nell’intimità di una chiesa ancora chiusa, eravamo in ginocchio davanti al Santissimo e mi accompagnava a depositare la mia preghiera in un cesto con su scritto “Gesù ti ascolta”, e a prendere un bigliettino con una frase del Vangelo dal cesto “Gesù ti parla”. È la prima volta che partecipo a una serata “La Luce nella notte” organizzata da Nuovi Orizzonti e, dopo una formazione iniziale, ai novellini è stato proposto di vivere in prima persona il percorso che poi sarebbe stato offerto alle tante persone che avremmo poco dopo incontrato in strada.
Con i canti e le preghiere degli altri della comunità a fare da sottofondo a quell’incontro con Gesù-ostia e Gesù-fratello, ho condiviso con Cristian il mio dialogo interiore con Dio, nostro Padre. Ed ora eccoci qui in strada, a portare in dono a qualche altro “sconosciuto” quella luce di speranza e di pace che abbiamo poco prima acceso ai piedi dell’altare.
Anche se abbiamo più o meno la stessa età, il mio compagno di evangelizzazione e io veniamo da due mondi lontani e non solo geograficamente parlando – lui è del posto, mentre io, partendo dalla provincia di Roma, ho alle spalle un viaggio di circa 300 km – ma proprio
come coppia siamo un po’ improbabili:
io faccia da prof, borsetta a tracolla e foulard; lui pluribocciato, abiti inconsueti e un passato pesante alle spalle. Così accade che con la maggior parte delle persone che lui avvicina io avrei difficoltà persino a chiedere indicazioni stradali: abiti provocanti, trucchi pesanti, piercing, tatuaggi, catene, sguardi sfidanti e non persone isolate o coppie, ma gruppi! Eppure si fermano, lo ascoltano incuriositi quando comincia a proporgli il percorso da fare in chiesa, parlano con lui tranquillamente, alcuni persino in dialetto strettissimo, come fosse uno di famiglia. Io posso solo sostenerlo con lo sguardo e una costante preghiera silenziosa.
Lo guardo con crescente ammirazione: mi colpisce la sua serenità anche quando riceve un rifiuto e il coraggio con cui instancabilmente ci riprova.
Nulla sembra scalfirlo, si capisce che non sta proponendo se stesso, ma l’incontro con Qualcuno che a lui ha cambiato la vita in meglio! Finalmente un gruppo sembra interessato, ma tra loro c’è un ragazzo con la testa interamente avvolta da una terrificante maschera di cuoio, che gli lascia visibile solo un occhio. I suoi compagni lo vogliono lasciare fuori dalla chiesa perché ci vuole una vita a togliergli e rimettergli quell’obbrobrio. “Ti aiuto io a slacciarla, se vuoi” – gli chiedo – e lui docilmente si lascia svestire. Tra tutti è l’unico che, terminato il percorso, si ferma ancora a lungo inginocchiato in un banco della chiesa. Quando esce per riunirsi alla compagnia, mi lancia uno sguardo per salutarmi ed è grato e radioso.
In chiesa cominciano a entrare anche tanti ragazzini, usciti questa sera per fare dolcetto o scherzetto. Mi capita, così, di accompagnarne uno a depositare la sua preghiera: si chiama Simone, ha dodici anni e vuole affidare a Gesù i suoi familiari. È affascinato dall’atmosfera che trova bellissima e mi chiede se ci siamo tutte le sere. “No, questa è una serata particolare e proprio oggi sei stato chiamato tu!
Ora hai un compito speciale: porta questa luce nella tua famiglia!”.
Mi commuove la genuinità del suo “Sì” immediato, orgoglioso e sorpreso.
Sono qui questa sera perché giorni fa mi è arrivata un’e-mail dal JoyMix. Non conosco nessuno, nemmeno Maurizio Fratamico, ho solo seguito alcuni dei suoi illuminanti corsi online. E, non avendo mai fatto esperienza di evangelizzazione in strada, non posso certo pensare che il Signore abbia chiamato me per svolgere questo servizio, al massimo vorrà farmi acquisire nuove competenze in materia (solita deformazione professionale!).
Comunque, con una sana incoscienza, mi sono messa in gioco… e in macchina!
Complice anche l’idea di un weekend con un’amica in una località marittima e di una bella mangiata di pesce, lo ammetto. Ma oggi niente corso di formazione iniziale e vengo associata a un compagno fenomenale, ma per me inimitabile. A volte non riesco nemmeno a capire bene quello che dice perché qui Gesù parla in dialetto.
È davvero il colmo per una professoressa di Italiano! Ripenso allora a tutto quello che ho appena vissuto e finalmente ascolto ciò che il Signore voleva dirmi davvero portandomi a Vasto: lasciati docilmente svestire e vienimi incontro con l’animo di un bambino.
Al mattino seguente avrei ascoltato nell’omelia della messa di Tutti i Santi una di quelle frasi sentite diverse volte ma che all’improvviso acquistano un significato e una concretezza nuovi:
“La vera vocazione di ogni cristiano è la santità,
ma i santi non sono solo quelli riconosciuti dalla Chiesa e canonizzati, ma ogni persona che vive appieno il battesimo, che lascia entrare in sé lo Spirito Santo e lo lascia operare, diventando davvero re, sacerdote e profeta.”
Una cosa è certa, di questi santi ne ho visti davvero molti all’opera nella notte di Vasto.